Con questo Mosin Nagant di fabbricazione Ungherese inizio l’illustrazione delle armi che ho selezionato nel corso degli anni, il criterio di base di questo assortimento è stato ispirato da più considerazioni, ma due i fattori ricorrenti, il feeling personale con i singoli oggetti e la loro particolarità, cioè una condizione che è presente in quel singolo oggetto o magari in pochi altri non una pretesa di rarità ma certo un carattere distintivo.
Le armi utilizzate dall’Ungheria durante il primo conflitto mondiale, come parte dell’Impero Austro Ungarico, sono quelle di ordinanza Austriaca e nello specifico il modello 1895 calibro 8×50 nella versione fucile e carabina. La fabbricazione di queste armi avviene negli arsenali di Steyr e Budapest, alla fine della guerra con la dissoluzione dell’impero l’Ungheria si avvia a definire una sua politica negli armamenti individuali. Trovandosi in servizio ancora molti fucili modello 1895 opera gradualmente la riconversione al nuovo calibro che viene denominato 8x56R cartuccia molto simile alla sua ispiratrice la 8x50R austriaca. Nel 1935 viene adottato un nuovo fucile, Huzagol (modello) 35 sempre in calibro 8x56R, l’otturatore di ispirazione Manlicher, abbandonato il sistema a trazione lineare con testina ruotante usa un azione girevole scorrevole con chiusura su tenoni contrapposti e mantiene l’alimentazione classica Manlicher M.93 a pacchetto lineare della capacità di 5 colpi. Tale arma verrà utilizzata fino al 1943, a seguito della invasione nazista si mette in produzione un modello il 1898/40 Danuvia che mantiene la meccanica del Huzagol 35, con alcune modifiche riguardanti gli attacchi della cinghia di trasporto, spostati di lato e la modifica del serbatoio che è come quelo usato sul K98 tedesco, il calibro è l’ 8x57JS. Nell’epilogo tragico della Seconda Guerra Mondiale, l’Ungheria si ritrova liberata dall’invasione Nazista, ad opera delle truppe Sovietiche che entrano a Budapest il 13 febbraio 1945 dopo una battaglia durissima.
A seguito degli accordi di Yalta il paese entra di fatto nell’ambito militare e politico dell’URSS e viene dato l’avvio ad un progetto di riforme economiche e politiche di tipo socialista. A partire dal 1949 , ha inizio un processo di riorganizzazione dell’esercito che prevede la standardizzazione degli armamenti leggeri, cosi da creare uniformità con gli altri eserciti dell’area di alleanza, il Patto di Varsavia, si avvia quindi nell’Arsenale di stato di Budapest la produzione di un nuovo fucile e di una carabina,che vengono adottati con le denominazioni rispettive di 48M (l’arma oggetto di questo articolo) E 44M il calibro è il 7,62x54R standard Sovietico per i fucili da fanteria e per le mitragliatrici leggere.
L’arma è di fatto una copia esatta del fucile Mosin Nagant 1891/30 e per la carabina del modello 44, la produzione effettiva ha inizio nel 1952. Oltre all’arsenale di Budapest contraddistinto dal marchio B inserito in un cerchio, si attivano delle produzioni nella fabbrica Fèmaru-Fegyver-Es Gèpeyar ancora oggi operativa e conosciuta con l’acronimo FEG, qui si producono piccoli quantitativi di fucili modello 1948, ma si avvia anche una produzione di Avtomat Kalashnikowa di terzo tipo (castello prodotto da forgiato tramite asportazione) meglio noto come AK47. Questa concomitanza fa si che la produzione dei fucili e delle carabine 48M e 44M, non si protragga oltre al 1955 con un numero relativamente basso di armi prodotte, I periodi di produzione vanno dal 1952 al 1955 per la fabbrica FEG e dal 1952 al 1954 per l’arsenale di Budapest, sono per la maggior parte armi provenienti da questa fabbrica quelle arrivate in Italia.
Quello che appare subito evidente su queste armi è la cura costruttiva, le quote rientrano nello standard di produzione Sovietica , ma il lavoro di costruzione e assemblaggio risulta molto più curato, l’incassatura della meccanica è eseguita in modo eccellente, basandomi sulla osservazione diretta dei miei due esemplari e di molte altre armi dello stesso tipo, ho potuto constatare che la lavorazione interna delle calciature è eseguita sempre con standard molto alti, e in alcuni casi con interventi manuali di aggiustatura, il risultato è un accoppiamento che unito alle ottime caratteristiche meccaniche dell’arma offre livelli molto buoni di precisione nel tiro. Il legno utilizzato per la costruzione delle calciature è nella maggior parte dei casi dell’ottimo noce, ma si trovano anche degli esemplari in faggio e alcuni, rari per la verità, in betulla, caso a se uno dei miei esemplari (che sara oggetto di un prossimo articolo ma potete vederlo in una foto sotto alla presentazione del blog) costruito con una selezionata radica di noce, in quanto destinato ad un Picchetto d’Onore. I fornimenti in metallo sono analoghi a quelli del Sovietico 91/30, si utilizza lo stesso sistema di attacco per la cinghia di trasporto.
DAL PROSSIMO AGGIORNAMENTO ANDREMO AD ESAMINARE LA MECCANICA